NOGelmini: il governo al pit-stop: battuta d’arresto strategica

03.11.2008
Berlusconi e i suoi più stretti collaboratori impongono a
Brunetta-Tremonti-Gelmin, trio fondamentalista del primato
dell’economico, una "pausa di riflessione" circa l’applicazione del
secondo tempo della riforma, quello riguardante nello specifico
l’università. Come hanno sottolineato in molti, la scelta di scendere a
più miti consigli  è segno della forza, capillarità e consenso di una
protesta che ha attraversato tutto il paese nelle scuole di ogni ordine
e grado. Una parziale vittoria però…

Parziale perché l’indiscutibile risultato  del movimento-onda, con la
paura che ha fatto ai piani alti, agitando gli altrimenti tranquilli
sonni del premier con realistici incubi di sondaggi in picchiata, ha
spinto tutti i poteri che intorno all’università coagulano e prosperano
ad una pressione inedita su un governo sordo e decisionista. Hanno
iniziato Lega ed An hanno chiaramente invitato il governo ad una pausa
di riflessione. Ha continuato in maniera sparsa l’aristocrazia feudale
dei rettori, preoccupata dei tagli e dell’ingovernabilità degli atenei,
molto meno del divenire-fondazione dell’università cui buona parte di
essi guarda invece  con malcelato interesse. L’ha capito per ultimo
Berlusconi, che non può accettare di veder crollare il consenso bulgaro
(così almeno sembra) dei primi mesi del suo governo.
La scuola dunque come partita politica decisiva, blocco sociale coeso contro cui si sta scagliando l’esecutivo dei tagli a muso duro.

Il governo sceglie dunque di fare un passo indietro per farne molti di
più in avanti in un futuro molto prossimo, confidando in un fisiologico
rientro della protesta, in un riflusso dell’onda, sperando di
prenderci, tutte e tutti, per stanchezza.
Ai soggetti dell’ irrappresentabile protesta il difficile ma
irrimandabile compito di riprodurre e rilanciare la mobilitazione,
continuando nella ricerca di forme non-rituali. Ad
insegnanti e genitori la necessità d’inventare pratiche possibili di un
interno sabotaggio della legge, agli studenti medi il programma di
un’inedita allenaza coi loro insegnanti, agli universitar* la
continuazione di una protesta non-rituale che fa dell’uscita
dall’accademia, direttamente nelle strade della metropoli, il suo perno
di forza.

Non difficilmente si scorge l’operato infame tessuto dalle maglie di
un’opposizione inesistente ma accalappiata come tanti avvoltoi
(DiPietro e Veltroni) pronti a scagliarsi sulla preda-movimento con la
carta del recupero istituzionale e del prosciugamento delle tante e
differenti  ricchezze soggettive prodotte dal movimento: l’innominabile
referendum… una proposta da rifiutare, che segnerebbe al sconfitta di
un amobilitazione che continua ad aprire ben altre prospettive.

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