Roma 31.10.08
proposte di discussione dalla Sapienza occupata
Riprendiamo parola, dopola giornata straordinaria di ieri. L’onda è diventata una grande mareggiata cheha invaso la città di Roma, milioni di studenti, insegnati, ricercatori,docenti universitari, bambini, un’alleanza senza precedenti ha chiesto di poterdecidere sul proprio presente e sul proprio futuro. Intanto, migliaia distudenti scendevano in piazza in tutta Italia. Non si è trattato semplicementedi uno sciopero dei sindacati confederali, così come il 17 ottobre non si ètrattato semplicemente di uno sciopero dei sindacati di base: in entrambi icasi si è trattato di un’esplosione sociale strabordante, incontenibile nellesigle, così come nelle piattaforme. E’ il mondo della formazione in quanto taleche è sceso in piazza e ha bloccato il paese per chiedere l’immediatasospensione della legge 133 e del Dl 137, adesso divenuto legge.
L’onda anomaladella Sapienza e di tutti gli atenei in mobilitazione in giro per l’Italia nonpoteva non contribuire alla mareggiata di ieri. Siamo stati parte pur essendoindipendenti dai sindacati, pur avendo costruito dal basso, facoltà perfacoltà, ateneo per ateneo la nostra partecipazione. Solo a Roma 200.000studenti si sono concentrati in piazza Esedra per poi dare vita ad un corteoalternativo che ha raggiunto e assediato il ministero dell’Istruzione. Un’altragrande giornata gioiosa e radicale che ha visto protagonisti non solo glistudenti delle facoltà occupate della Sapienza, ma anche gli studenti di Roma 3e di Torvergata, gli studenti medi di tantissime scuole romane, studentiuniversitari e medi provenienti da altre città italiane.
Sulla scorta diquesto bilancio attivo in primo luogo ci chiediamo come trasformare la potenzadello sciopero generale in uno strumento di conflitto continuativo con ilgoverno che, non solo sembra poco interessato al dialogo, ma usa la minaccia,l’arroganza, le provocazioni neofasciste (la difesa dei picchiatori di Bloccostudentesco, la sigla che fa riferimento all’associazione di chiara ispirazioneneofascista Casa Pound, in questo senso parlano chiaro), per replicare aimovimenti. Per un verso l’assenza e il blocco delle procedure parlamentari, perl’altro l’offensiva e la criminalizzazione del movimento studentesco che maicome in questo momento è radicato, ampio e sostenuto dalla maggioranza delpaese. La retorica della minoranza o dei facinorosi non tiene più di frontealla forza dei fatti: ogni giorno decine di migliaia di studenti in piazza,lezioni all’aperto, seminari nelle occupazioni, blocchi della circolazione,azioni di protesta creativa, centinaia di facoltà e scuole occupate. Minoranzaè il governo, la sua ostilità nei confronti della democrazia e delle grandiistituzioni pubbliche della formazione. Di fronte a quanto sta avvenendo poisul terreno dei contratti, ci sembra scontato avanzare una proposta che nonparla della saldatura tradizionale tra mondo della formazione e mondo dellavoro, ma che prova a nominare in forme comuni la risposta e l’opposizionesociale alle politiche del governo, all’arroganza di confindustria, aiprovvedimenti che vogliono far pagare la crisi economica globale agli studenti,ai precari, ai lavoratori. Ci sembra questa l’occasione per promuovere unosciopero generale “coordinato e continuativo” che, categoria per categoria,blocchi il paese e la produzione di ricchezza. “Noi non pagheremo la vostracrisi” è uno slogan che sta correndo di bocca in bocca e che sta facendoemergere una rivolta generazionale senza precedenti. Le sigle sindacali(confederali e di base), indipendentemente dalle loro divergenzeprogrammatiche, dovrebbero avere la capacità di capire quanto sta accadendo nelpaese e quale domanda di rottura e di trasformazione si sta radicando edestendendo socialmente. Capire, ma anche agire di conseguenza e questa azionenon può essere che lo sciopero, generale e generalizzato.
Per quantoriguarda il movimento universitario e studentesco riteniamo fondamentalecostruire al meglio le giornate del 7 novembre e del 14: per un verso lamobilitazione dislocata, città per città, per l’altro la grande manifestazionenazionale a Roma. In entrambi i casi è necessario fare uno sforzo organizzativoimportante, ma in particolare il 14 richiede l’impegno di tutti gli atenei inmobilitazione. In primo luogo, infatti, dobbiamo fare in modo che lamanifestazione riesca al meglio, anche perché, con buona probabilità, sitratterà di un decisivo momento di opposizione e di conflitto non solo neiconfronti della legge 133, ma anche nei confronti del progetto di riformaorganica dell’università promesso dalla Gelmini e che dovrebbe essere resopubblico al termine della prossima settimana. In secondo luogo dobbiamo renderepossibile, e organizzarci di conseguenza, lo spostamento di decine di migliaiadi studenti: iniziare da subito un percorso di trattativa sulla mobilità èquindi fondamentale.
Riteniamoinfine indispensabile dare vita ad una grande occasione di discussioneassembleare nazionale a Roma e pensiamo che le giornate del 15 e del 16 novembrepossano essere le più adatte: la scadenza del giorno prima, infatti,renderebbe possibile a tante e tanti di trattenersi nelle facoltà occupatedella Sapienza e di poter partecipare alla discussione e di estenderla allescuole e agli studenti medi in mobilitazione. Pensiamo ad un’assemblea che siponga in primo luogo l’obiettivo di garantire l’estensione e la durata diquesto straordinario movimento. Questo significa discutere innanzi tutto dicontenuti e pratiche di lotta: come qualificare e far emergere in primo pianoil tema dell’autoriforma; che tipo di rapporto promuovere con le realtàsindacali e le esperienze di lotta del lavoro precario; come dare continuitàalle pratiche di conflitto e di blocco della città; come trasformare lamobilitazione contro la legge 133 e l’eventuale riforma in mobilitazionegenerale contro la crisi economica. In secondo luogo la discussione dovràprovare a definire forme e metodi della relazione nazionale, assumendo che nonesistono ricette e che le soluzioni da raggiungere dovranno essere all’altezzadella forza, dell’ampiezza e della ricchezza di questo movimento. Invitiamotutte le facoltà occupate, gli atenei in mobilitazione a riflettere su propostee idee da condividere, per far si che l’assemblea diventi una grande occasionedi espressione e di organizzazione, nel segno dell’autonomia edell’irrappresentabilità del movimento studentesco
Comunicato stampa 03.11.08
Roma – LaSapienza
La riforma dell’università non deve essere oggetto di trattativada parte dell’opposizione, se il governo vuole dialogare con qualcuno, lofaccia direttamente col movimento, a partire dal ritiro della legge 133 e dellalegge Gelmini.
Le straordinarie giornate dimobilitazione della settimana appena trascorsa hanno prodotto nel governo unaspaccatura sul tema della riforma universitaria. Sabato il Presidente delConsiglio faceva marcia indietro sull’eventualità di un decreto su questo temanell’arco di pochi giorni, il giorno successivo per mezzo di Paolo Bonaiutiqueste dichiarazioni venivano puntualmente smentite. Oggi, dalle pagine diRepubblica l’on. Calderoli auspicava un clima di dialogo con l’opposizione sultema delle riforme, invito subito raccolto dalle segreterie di partitoche si dichiaravano disponibili alla trattativa.
Le mobilitazioni di queste settimanehanno interessato centinaia di migliaia di persone in tutto il paese,costruendo attraverso la pratica quotidiana delle assemblee nelle facoltà enegli atenei in agitazione una straordinaria esperienza di partecipazionedemocratica, irriducibile nelle forme della rappresentanza politica e delladelega. Per questo riteniamo che qualunque tipo di discussione sull’universitàdebba partire dal ritiro immediato della legge 133, della legge Gelmini e da undialogo diretto col movimento studentesco. Una riforma dell’università è già inatto, quella che stiamo costruendo nelle università occupate e inmobilitazione, partendo dai nostri gruppi di lavoro, lezioni riconvertite,seminari di autoformazione, attraversati da studenti, ricercatori precari edottorandi.
L’ondanon si arresta:
- il 7/11 giornata diffusa di mobilitazione nazionale.
- il 14/11 corteo nazionale autonomo e indipendente di scuola e università a Roma.
- Il 15 e 16/11 assemblea nazionale a Roma per l’autoriforma.
Assemblea d’ateneo della Sapienza
in mobilitazione permanente