– Un attacco armato contro una scuola rabbinica di coloni, ieri sera ha
scosso Gerusalemme ovest. Il bilancio è di 8 vittime israeliane e 2
attentatori palestinesi uccisi. Secondo fonti israeliane un combattente
palestinese ha fatto irruzione nella yeshiva Merkaz Harav, una scuola
religiosa , e ha sparato contro gli studenti presenti, uccidendone 8 e
ferendone 40. L’Esercito e la polizia israeliani hanno quindi assaltato
la scuola e ucciso gli attentatori.
La scuola Merkaz Harav è collegata alla dirigenza dei coloni di "Gush Emunim" degli insediamenti illegali della Cisgiordania.
Le reazioni palestinesi
Nessuno gruppo armato palestinese ha rivendicato l’attacco
ma Hamas lo ha definito un "gesto eroico". La rete televisiva di
Hezbollah, invece, ha annunciato che la rivendicazione è arrivata da un
gruppo finora sconosciuto, "Kataeb Ahrar el-Jalil" (Brigate degli
uomini liberi della Galilea – Gruppo del martire Imad Mughniyeh e dei
martiri di Gaza). Il riferimento diretto al capo militare di Hezbollah ucciso
lo scorso mese a Beirut dai servizi segreti israeliani potrebbe far
pensare a una risposta militare del partito-movimento libanese.
Da
Ramallah, invece, il presidente dell’Anp Abu Mazen – costantemente
superato e in balia degli eventi, sconfitto politicamente dalla fallimento di Annapolis
– ha condannato l’azione e ha ribadito la condanna di tutti gli
attacchi che hanno obiettivi i civili, "sia palestinesi che israeliani".
La risposta israeliana
La
polizia israeliana ha arrestato questa mattina oltre dieci palestinesi,
tra familiari e amici dell’attentatore e condotto una retata nel
quartiere di Jabal al-Mukaber, a Gerusalemme Est. Anche il padre
dell’autore della strage, è stato fermato e rilasciato dopo poche ore.
La
polizia israeliana, inoltre, è in stato di allerta in tutto il
territorio nazionale e in particolare a Gerusalemme dopo l’attentato
palestinese di ieri contro il collegio rabbinico.
Il ministro della
Difesa israeliano Ehud Barak ha ordinato all’esercito la chiusura dei
valichi con la Cisgiordania. Lo riferiscono i media israeliani, secondo
i quali il territorio palestinesi rimarrà isolato fino a quando gli
organismi di sicurezza non avranno riesaminato la situazione.
La "comunità internazionale"
Il
Consiglio di Sicurezza dell’Onu non ha raggiunto l’accordo su una
risoluzione di condanna dell’attentato a Gerusalemme Ovest. La Libia si
è opposta all’adozione del testo che aveva bisogno dell’unanimita per
essere varato. "Non c’é stato accordo perché la delegazione libica non
ha voluto condannare l’attentato senza un riferimento agli avvenimenti
a Gaza", ha detto Khalilzad (ambasciatore americano al Palazzo di
Vetro) spiegando che un testo del genere sarebbe stato inaccettabile
per gli Stati Uniti.
I 2 pesi e 2 misure dei media (e della politica) nostrani
Un’osservazione attenta merita il comportamento fortemente "asimmetrico" dela comunicazione politica italiana. I 170 palestinesi uccisi dall’ultima invasione israeliana della Striscia di Gaza
(di cui più della metà bambini) sono soltanto "morti"; 7
ultra-ortodossi israeliani (legati ai movimenti irredentisti dei
coloni-dunque con una evidente responsabilità politica) sono chiaramente "una strage".
In
questo quadro retorico sono racchiuse tutte le dichiarazioni dei
politici nostrani, da Veltroni a Fini. Nessuno, in casa nostra, sembra
avere la lucidità di leggere la vicenda per quello che è: l’episodio e
la conseguenza di una politica guerrafondaia mantenuta e alimentata con
scientificità dallo stato sionista.